La Flaminia a tre corsie, il collegamento veloce con Roma e la “scorciatoia” tra Acquasparta e Spoleto. Secondo uno studio di Uniontrasporti questi interventi avrebbero portato ricchezza e posti lavoro. Ma sono finiti in un vicolo cieco.
Viabilità e promesse, tutte le strade (che non) portano a Terni.
Era il 20 giugno del 2013 e nell’ambito della giornata dell’economia, Uniontrasporti presentò uno studio commissionato dalla Camera di commercio di Terni sull’impatto delle “infrastrutture strategiche” per la provincia di Terni, nel contesto regionale e nazionale. Cose fatte e, soprattutto, da fare per aprire le porte della città dell’acciaio e dell’Umbria al resto del mondo e consentire a merci e persone di muoversi più agevolmente. Una mappa che fra nuovi collegamenti viari e potenziamenti della rete ferroviaria avrebbe portato ricchezza e posti di lavoro. Ma è finita in un vicolo cieco.
Viabilità e promesse, tutte le strade (che non) portano a Terni.
Le strade dei sogni
Viabilità e promesse, tutte le strade (che non) portano a Terni
Tra le “infrastrutture prioritarie” per la provincia di Terni, lo studio indicava la SS3 Flaminia fra la città dell’acciaio e Spoleto come “tratto di livello inferiore”, soggetta a “volumi di traffico intensi, anche di tipo pesante” e caratterizzata da un alto livello di incidentalità. Per questo si sottolineava la possibilità di realizzare la terza corsia, prevedendo un investimento complessivo di 160 milioni di euro.
Altro focus dello studio era dedicato alla nuova direttrice Terni-Roma che avrebbe dovuto “avvicinare l’area ternana alla Capitale” con una riduzione della distanza fra Terni e Ponzano Romano del 30% e avrebbe dovuto “rafforzare il ruolo di cerniera della città di Terni” oltre ad “alleggerire il raccordo Terni-Orte, spesso particolarmente congestionato, nonché la viabilità locale costituita dalla S313 e dalla SS4 Salaria”. Per questo intervento si stimava la necessità di risorse per circa 350 milioni di euro.
Si parlava poi del nuovo casello autostradale a nord di Orvieto che avrebbe potuto rappresentare una “buona opportunità di sviluppo non solo per le zone industriali di Orvieto, Castel Viscardo e Allerona, ma più in generale per tutto il territorio umbro” e avrebbe riposizionato Orvieto “al centro dell’importante area economica individuata tra le zone della bassa Toscana e dell’alto Lazio”. Il costo dell’intervento sarebbe stato di 5 milioni di euro a cui si sommano 6 milioni per le opere connesse. Ma “l’opera ha accumulato un notevole ritardo rispetto a quanto programmato”.
L’elenco si compone ancora del raddoppio della linea ferroviaria Orte-Falconara, della piastra logistica Terni-Narni, dell’ultimazione della Civitavecchia-Orte-Mestre, della Tre valli Acquasparta-Spoleto.
C’è da fare
Qualcosa è stato fatto, ma dell’iceberg si vede – poco – soltanto la punta. Il piano infrastrutturale sarebbe dovuto giungere a compimento entro il 2020 e, una volta concluso, avrebbe portato i suoi frutti sul territorio. Gli investimenti relativi alla provincia di Terni dovevano essere pari ad oltre 2 miliardi di euro con un incremento del Pil territoriale di quasi 3 miliardi di euro e un aumento dell’occupazione di 21.600 unità.
Ad esempio, “l’investimento di massima previsto per l’ammodernamento del tratto Terni-Spoleto della SS3” avrebbe garantito “una crescita della ricchezza locale quantificabile in 224 milioni di euro”. Più in generale, “gli interventi infrastrutturali previsti – è scritto nel dossier del 2013 – provocheranno un ampliamento del bacino di utenza della provincia di Terni: essa potrà essere raggiunta in un tempo più breve dalle diverse direzioni, così come i cittadini e le merci in essa prodotte potranno raggiungere in maniera più agevole le loro destinazioni ultime. Le conseguenze di questo meccanismo innescato saranno sentite in differenti settori, che inevitabilmente andranno a modificare anche le relazioni socio-economiche dei territori: nel settore turistico (una meta più vicina sarà più appetibile), negli scambi culturali e nel settore culturale (il valore degli immobili così come la destinazione d’uso dei terreni potranno subire delle variazioni grazie ad una maggiore accessibilità terrestre)”.Ma sei anni dopo, tutto questo stenta a farsi ancora vedere. Forse, ha trovato traffico.
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