Roma, luglio 2024 – La spesa del Piano di Ripresa e Resilienza (PNRR) continua a procedere a rilento, mettendo a rischio una parte significativa dei fondi assegnati. A fine 2023, l’Italia ha utilizzato solo 43 miliardi dei 101,93 miliardi di euro ottenuti, rendendo difficile raggiungere gli obiettivi prefissati per il 2026.
La relazione del governo Meloni al Parlamento del 31 dicembre 2023 sottolinea la difficoltà nell’attuazione delle misure del Pnrr, citando anche un rapporto intermedio della Commissione europea che rileva come tutti gli Stati membri abbiano speso meno delle risorse trasferite. Il rapporto evidenzia che i primi anni di attuazione sono stati caratterizzati da obiettivi prevalentemente qualitativi.
Nel 2023, l’Italia ha speso 21,1 miliardi di euro, una cifra inferiore alle previsioni di 40,9 miliardi. Restano da spendere 151,4 miliardi di euro in tre anni, con una pianificazione che prevede 43 miliardi nel 2024 e 56 miliardi nel 2025. Tuttavia, gli economisti Gustavo Piga e Gaetano Scognamiglio stimano che, mantenendo l’attuale ritmo di spesa, solo 100 miliardi saranno effettivamente utilizzati entro il 2026, lasciando 94 miliardi a rischio.
Tra i ministeri più virtuosi, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha speso 14 miliardi di euro, seguito dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy con 13,76 miliardi. Il Ministero delle Infrastrutture ha utilizzato 6 miliardi, ma deve ancora spendere 33,78 miliardi entro il 2026.
La spesa più veloce si è registrata nella categoria “Concessione di contributi a soggetti diversi da unità produttive” con il 94,5% delle risorse spese, seguita dagli incentivi alle unità produttive (32,8%) e dalla realizzazione di lavori pubblici (12,5%). Tuttavia, la maggior parte delle risorse per i lavori pubblici è stata assorbita dalla Rete Ferroviaria Italiana (5,4 miliardi).
A seguito della revisione del Pnrr, incrementi significativi delle risorse sono stati destinati ai Ministeri delle Imprese e dell’Agricoltura, e alla Struttura Commissariale per la Ricostruzione. Le misure più finanziate includono Ecobonus (14 miliardi), Transizione 4.0 (8,9 miliardi) e Transizione 5.0 (6,3 miliardi).
Gli esperti suggeriscono l’attivazione di poteri sostitutivi per accelerare le autorizzazioni e un programma straordinario di riorganizzazione delle stazioni appaltanti qualificate, al fine di garantire la presenza di personale tecnico competente e motivato.
Fonte: Corriere della Sera inserto «L’Economia»