Il corridoio sud-nord delle merci passa attraverso la Svizzera. E sempre più la Confederazione punta sul trasporto via rotaia.
Situate sull’asse Genova-Rotterdam, le infrastrutture ferroviarie svizzere sono indispensabili per il transito delle merci in provenienza e a destinazione dell’Italia. Se ne è parlato a Milano alla House of Switzerland, ricordando che a loro volta le infrastrutture portuali italiane hanno il potenziale per affermarsi come sbocchi strategici per la Svizzera.
Sono le parole dell’ambasciatrice di Svizzera in Italia, Monika Schmutz Kirgöz, che così ha aperto la serata alla House of Switzerland intitolata “Logistica integrata tra Svizzera e Italia: il futuro è già oggi”. L’ambasciatrice, per sottolineare l’importanza della logistica tra i due paesi, ha ricordato come le esportazioni italiane in Svizzera sono equivalenti alla somma delle esportazioni italiane verso la Cina, Brasile e India.
Ospite della serata anche Anna Barbara Remund, vicedirettrice dell’Ufficio federale dei trasporti, che ha sottolineato come “la logistica e i suoi aspetti internazionali rappresentano un tema chiave nelle relazioni della Svizzera con l’Italia”. In questo ambito la Svizzera non solo rappresenta un esempio all’avanguardia, ha continuato Remund “ma la collaborazione fra Svizzera e Italia è un esempio-modello e orientato al futuro, sviluppatosi in maniera lungimirante grazie a diverse iniziative concrete nel corso degli anni”.
Il fatto che la Svizzera sia nel cuore dell’Europa ha certamente reso la Confederazione un attore fondamentale per il trasporto delle merci lungo l’asse Nord-Sud. E per permettere il transito delle merci in condizioni ottimali, “la Svizzera – ha aggiunto Remund – ha completato la trasversale ferroviaria alpina, costata 23 miliardi di franchi, e lavorato sul corridoio di quattro metri sull’asse del San Gottardo. Il tutto per rispondere in modo strategico alle sfide della logistica, e per permettere un trasporto merci affidabile, efficiente, sostenibile e anche orientato al futuro”.
Da parte italiana, era presente alla serata l’amministratore delegato delle Ferrovie dello stato italiane Luigi Ferraris esterno che ha esordito citando un dato che, a suo dire, lo ha colpito particolarmente: “l’80% delle merci che partono dall’Italia o vengono in Italia passano dalla Svizzera”. Già solo questo dato spiega l’importanza degli scambi tra Svizzera e Italia.
In Italia però ancora oggi il traffico merci è ad appannaggio degli autotrasportatori. Via ferrovia passa solo l’11% delle merci, quando l’Europa ha messo quale obiettivo il raggiungimento del 30%. Nei prossimi anni l’Italia vuole raddoppiare questo dato. D’altra parte, ricorda Ferraris, “in Italia ci sono più di 100’000 piccoli, medi e grandi operatori del trasporto merci su gomma. Tuttavia, siamo in un momento storico irripetibile. Soprattutto perché abbiamo un governo in un’Europa che crede in questo processo di trasformazione e che ha messo a disposizione una quantità di disponibilità finanziarie davvero notevole”.
“Con il Terzo Valico ci inseriamo nel corridoio che va da Genova a Rotterdam, passando attraverso la Svizzera”.
E qui il pensiero in Italia va alla realizzazione del Terzo Valico su Genova, che rappresenta un’opera simbolo. Se ne parla da decenni e, come ha confermato Luigi Ferraris, finalmente vedrà la luce nei prossimi due, massimo tre anni. “Tra qualche anno – ha aggiunto Ferraris – avremo la grande opportunità di inserirci in questo corridoio che va da Genova a Rotterdam, passando attraverso la Svizzera”.
Un’opera fondamentale per il trasporto delle merci su rotaia. “Certo – ha chiarito Raffaella Paita, presidente della Commissione dei trasporti della Camera dei deputati italiana – nel frattempo la Svizzera ha terminato Alptransit e noi siamo ancora in pieno cantiere. La velocità di esecuzione è un valore ed è il requisito fondamentale per crescere nel futuro. Non bastano i finanziamenti. Occorre portare a termine i lavori il più velocemente possibile”.
“Oggi si parla di 2024 o 2025 – ha ricordato Luigi Ferraris – e questo vuol dire che presto avremo un aumento dei flussi sicuramente importante. Sarà dunque importante rafforzare i rapporti che già sono eccellenti tra il nostro Paese e la Svizzera”.
Ma la Svizzera è pronta. “La politica ha fatto molto – ha sottolineato Bernhard Kunz, del Cda di Hupac di Chiasso – portando a termine le infrastrutture fondamentali per il trasporto delle merci su rotaia. Grazie anche alle trasversali alpine, oggi il 75% delle merci attraversa le Alpi su rotaia”.
Ora bisogna investire sui terminal
Tutto questo a livello di infrastrutture. Gli investimenti infrastrutturali però, da soli, non sono sufficienti. La collaborazione transnazionale nonché con i privati è cruciale per collegare l’infrastruttura di trasporto alla catena di distribuzione. Senza di essa gli ingenti investimenti effettuati in ambito infrastrutturale non avrebbero la stessa efficacia. “La Confederazione ne è cosciente – ha concluso Remund – per questo motivo sostiene le imprese private tramite sussidi nella costruzione dell’ampliamento dei terminal e di impianti di carico”.
Senza nuovi terminal, con le vecchie strutture non è infatti più possibile rispondere alla domanda. Hupac, uno degli attori principali in Svizzera e non solo nel trasporto intermodale, investe nuovamente sui terminali nel Nord Italia. “Siamo al limite delle capacità in tutta Europa – sottolinea Bernhard Kunz di Hupac – e un fattore centrale per la crescita del traffico intermodale sono gli investimenti nei terminal. Con Milano Smistamento e Piacenza, avremo due nuovi grandi stazioni di carico nel nord Italia. Inoltre, quello di Novara verrà fortemente potenziato”.
“L’Italia è un partner affidabile, preciso. È a nord che abbiamo problemi. La Germania ha un ritardo di almeno 20 anni”.
E la politica può ancora fare qualcosa per facilitare il trasporto merci via ferrovia? “Certamente – risponde Jon Pult, presidente della Commissione trasporti del Consiglio nazionale – investendo nuovamente nelle infrastrutture all’estero”. Fino a oggi la Confederazione ha infatti sostenuto opere importanti in Italia, pensiamo al corridoio di quattro metri sulla linea di Luino, o ai sussidi per i terminal nel Nord Italia. “Ora dobbiamo investire con la Francia – continua Pult – per avere una nuova linea lungo la sponda sinistra del Reno”. Anche perché la Germania, a causa di ricorsi su ricorsi, è decisamente in ritardo per il rinnovamento della tratta decisiva tra Basilea a Karlsruhe. “Tutti puntano il dito contro l’Italia – ricorda Bernhard Kunz – ma l’Italia lo dico da 20 anni è un partner affidabile, preciso, professionale. Mentre è a nord che abbiamo problemi. La Germania ha un ritardo di almeno 20 anni”.
Dalle navi direttamente sui treni
Con le nuove infrastrutture, Bernhard Kunz guarda al futuro: “Ora dobbiamo puntare sui porti italiani. Vogliamo infatti che i container passino direttamente dalle navi ai treni”. “Genova era fortemente penalizzata – ricorda Luigi Ferraris – dal fatto che non avesse collegamenti diretti col centro Europa. Allora era più conveniente andare via mare, attraversare Gibilterra, per poi andare verso Rotterdam. Con il Terzo Valico e le infrastrutture elvetiche si potranno risparmiare dai quattro ai cinque giorni di navigazione”.
Il trasporto intermodale diventa dunque un’esigenza. Basti pensare alle parole di chiusura della serata, certo di parte, di Luigi Ferraris: “Se non facciamo degli interventi mirati a favore della sostenibilità dei trasporti, da qui al 2030 ci troveremo in Europa quasi 100 milioni di veicoli su gomma. Abbiamo invece un’opportunità di aumentare il traffico merci ferroviario. Sfruttiamola”.
Riccardo Franciolli
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