Quasi 8mila chilometri per rimuovere i «colli di bottiglia» degli snodi continentali: qui passerà il 48% del Pil europeo. L’investimento richiede 11 miliardi di euro
Da Helsinki a La Valletta per collegare il Mar Baltico al Mediterraneo. Il progetto dell’Unione europea, ribattezzato «Scan-Med Corridor», rappresenta il quinto dei nove assi prioritari della Rete transeuropea dei Trasporti, ma sarà certamente il più lungo, unendo di fatto il continente da nord a sud. Il costo previsto per la realizzazione del corridoio commerciale è di 11 miliardi, ma sarà l’Italia a decidere in gran parte il suo destino. Per portare a termine il progetto servono infatti il completamento della galleria di base del Brennero, snodo cruciale con l’Austria, e la costruzione del ponte sullo stretto di Messina, un requisito che riapre antichi dibattiti. All’interno dell’Unione europea gli stati coinvolti sono otto (oltre all’Italia, Finlandia, Norvegia, Svezia, Danimarca, Germania, Austria e Malta) per 1,6 milioni di chilometri quadrati interessati, ovvero il 40% dell’area totale dell’Unione a 27 Stati, con il coinvolgimento del 15% della popolazione complessiva su un totale di 447 milioni di persone. Da questo progetto dipenderà il 48% del Pil europeo, che potrebbe in un futuro su 9.400 chilometri di rotaie, 6.400 chilometri di asfalto e fare sosta in 45 terminal. La mastodontica opera si divide in due sezioni principali, quella settentrionale dalla capitale finlandese Helsinki fino alla Germania, e quella meridionale, dalla Baviera alla capitale maltese La Valletta. La nuova infrastruttura interesserà volumi di merci pari a 70 milioni di tonnellate, per le quali si prevede un aumento su questa tratta del 25% in 10 anni (l’Italia rappresenta il 23% del totale attualmente trasportato, seconda solo alla Germania che copre il 48%, mentre terza si attesta l’Austria con il 18% delle merci).
Colli di bottiglia
Lo scopo del progetto è principalmente quello di facilitare e velocizzare il commercio attraverso la rimozione di quei colli di bottiglia che riguardano le infrastrutture continentali attualmente in uso, ordinariamente causa di rallentamenti e ritardi. La strategia europea Ten-T (Trans European Network – Transport) vorrebbe così garantire un corridoio sul quale possano viaggiare vettori a basse emissioni e che possa superare agevolmente gli snodi critici. Tra i tanti, i più problematici sono la Fehmarn Belt tra Danimarca e Germania e la galleria del Brennero tra Austria e Italia. Il corridoio avrà così lo scopo di velocizzare le importazioni anche da altre realtà geografiche, non solo i commerci all’interno dell’area Ue quindi, dal momento che sulla stessa Italia e sul Mar Mediterraneo convergono gran parte delle merci esportate che provengono dall’Africa e, attraverso il Canale di Suez, anche dall’Asia. Per il nostro Paese quindi risulta molto significativa l’opportunità di importare queste merci e trasferirle verso l’Europa continentale, coinvolgendo in maniera significativa anche il Sud.
Nel disegno del progetto appare anche il ponte sullo stretto di Messina, per collegare La Valletta e Palermo al resto dell’Europa. Preferibile alla soluzione di un più costoso tunnel, all’interno di un’opera tanto grande il ponte dovrebbe coprire solo 3,6 chilometri, per una larghezza di 61 metri, ma la sua costruzione riapre l’infinito dibattito sul quale si sono scontrati tanti imprenditori e politici nel corso degli anni. Il progetto del ponte era stato in realtà approvato nel 2011, ma fermato poco dopo per la messa in liquidazione della società concessionaria Stretto di Messina Spa. Le risorse del Next Gen Eu offrirebbero l’opportunità di costruire il ponte per una spesa che va da un minimo di 4,5 miliardi di euro a un massimo, con spese accessorie, di 7,1 miliardi, ma la partita è ancora tutta da giocare. Una grande occasione infrastrutturale si concentra in un piccolo tratto di vecchie dispute regionali che, se rinnovate, potrebbero minacciare il completamento dell’intero corridoio.
di Lorenzo Nicolao
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