È uno dei tesori della Puglia, che non ha solo olio, vino, turismo e divani. L’economia del mare, infatti, per la Puglia registra un valore aggiunto pari a 3,2 miliardi di euro (il 4,6% del totale del valore aggiunto prodotto dal territorio) e tutto gira intorno agli scali marittimi regionali.
Le imprese della Blue Economy nella regione – i dati emergono da una ricerca curata da Srm, Centro Studi collegato a Intesa Sanpaolo – sono quasi 18.000 e occupano circa 72.400 persone. Senza dire che la Puglia ha un sistema produttivo molto legato al mare per trasportare i propri prodotti. Infatti, il 53% dell’import-export della regione (pari a 8,2 miliardi di euro) viaggia via mare (la media nazionale è del 36%).
PROIEZIONE INTERNAZIONALE
Le aree più collegate alla regione dall’import-export marittimo sono i Paesi europei non appartenenti alla Ue che concentrano una quota di scambi pari al 24% e, a seguire, Asia Orientale e Nord America, entrambi con una quota del 17%.
Importante dunque la proiezione internazionale della regione verso destinazioni che richiedono collegamenti marittimi transoceanici. Nel 2021 i porti della Puglia hanno vissuto un’importante fase di uscita dalla pandemia: hanno gestito 34,3 milioni di tonnellate di merci, di cui 16,8 ascrivibili all’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale (Bari, Brindisi, Manfredonia, Barletta e Monopoli) e 17,5 milioni all’Adsp del mar Ionio (Taranto).
In Puglia i porti sono complessivamente sei, riuniti in due Autorità di sistema portuale: Mar Ionio (porto di Taranto) e Mare Adriatico Meridionale (porti di Bari, Brindisi, Manfredonia, Barletta e Monopoli). Dai dati analizzati relativi agli anni 2020 e 2021 sembra evidenziarsi una sorta di specializzazione per i principali porti pugliesi: a Taranto sono movimentate molte più rinfuse liquide e solide (quasi il doppio di quanto movimentato da tutti gli altri porti pugliesi sommati tra loro), mentre il porto di Bari vince tra i porti pugliesi per la categoria “merci varie” ed è prima anche per passeggeri, seguito, a distanza, da quello di Brindisi.
Per quanto riguarda, invece, il peso dei movimenti portuali la Puglia riveste un ruolo di primo piano nella movimentazione di rinfuse solide. Tra 2020 e 2021, infatti, circa il 25% del traffico marittimo di questa categoria di merci è transitata per un porto pugliese: infatti, l’Autorità di sistema portuale del Mar Ionio è seconda solo a quella della Mar Adriatico Centro Settentrionale (Ravenna).
Un sistema economico vivo e vitale che va sostenuto e messo nelle condizioni di crescere. A questo proposito, Intesa Sanpaolo ha siglato un accordo con l’Autorità di sistema portuale dell’Adriatico meridionale e con l’Autorità di sistema portuale del mar Ionio per lo sviluppo dell’attività portuale e dell’economia a essa collegata con importanti impatti positivi anche per l’entroterra pugliese.
I PROGETTI DI SVILUPPO
L’iniziativa rientra nell’ambito di Motore Italia, il programma strategico della Banca che prevede finanziamenti e iniziative per consentire alle piccole e medie imprese sia di superare la fase di difficoltà causata dalla crisi pandemica, sia di rilanciarsi attraverso progetti di sviluppo, in linea con gli obiettivi del Pnrr.
Per accelerare la crescita dell’economia meridionale, Intesa Sanpaolo partecipa attivamente alla valorizzazione delle Zes (Zone economiche speciali) del Mezzogiorno per le quali ha predisposto un plafond di 1,5 miliardi di euro per nuovi investimenti. Il Gruppo ha già promosso le Zes presso investitori internazionali con specifiche missioni all’estero, come quelle di Dubai e Pechino, e ha attivato un desk specializzato che offre servizi di consulenza tecnica e finanziaria. Il Pnrr ha destinato circa 83 milioni di euro alla Zes adriatica e circa 108 alla Zes ionica.
L’accordo sottoscritto con le Autorità di sistema portuale ha tra gli obiettivi la spinta alla ripresa degli investimenti 4.0 sostenibili delle piccole e medie imprese, la crescita attraverso il ricorso alla finanza straordinaria e alla digitalizzazione, programmi di sviluppo imprenditoriale singoli e in filiera, iniziative a elevato impatto economico e sociale che possano attrarre investitori.
In quest’ambito, in coerenza con le iniziative previste dal Pnrr per migliorare la competitività del sistema portuale, sono previste le seguenti attività: accompagnare le imprese nel processo evolutivo verso criteri orientati ai principi Esg (Environment, social & governance) e della circular economy; realizzare iniziative rivolte allo sviluppo e alla promozione dell’innovazione nel territorio; sostenere la nascita di nuove imprese e la loro crescita; promuovere accordi di filiera delle micro, piccole e medie imprese, favorendo l’accesso al Programma Filiere di Intesa Sanpaolo; promuovere investimenti produttivi anche a seguito di attività di reshoring; fare formazione manageriale nelle imprese a partire dagli aspetti della gestione innovativa della finanza.
«Con questo accordo confermiamo e rafforziamo il nostro sostegno al sistema portuale pugliese e all’intera filiera regionale dell’economia marittima – spiega Alberto Pedroli, direttore regionale Basilicata, Puglia e Molise di Intesa Sanpaolo – mettendo a disposizione delle imprese del settore nuovo credito e supporti operativi per accelerare la ripresa economica con un impegno orientato a un futuro sostenibile dal punto di vista economico, ambientale e sociale». Il tutto si inquadra in un piano che da qui al 2026 prevede su scala nazionale erogazioni a medio-lungo termine per oltre 410 miliardi di euro, di cui 120 destinati alle Pmi, con i quali contribuire attivamente al rilancio del Paese in stretta correlazione con gli obiettivi del Pnrr.
«Il mondo dei porti e quello della finanza insieme, con l’obiettivo di dare ossigeno e nuove prospettive di rilancio all’economia pugliese» aggiunge il presidente dell’Adsp del mare Adriatico meridionale, Ugo Patroni Griffi.
IL RUOLO DELLE ZES
«Due anni di pandemia e la crisi attuale – dice Patroni Griffi – stanno stravolgendo gli assetti economici e commerciali internazionali, con importanti ricadute anche nel trasporto marittimo, attraverso il quale viene scambiato il 90% di beni nel mondo. In questo nuovo scenario, i porti del futuro dovranno fondarsi su accorciamento delle catene logistiche, maggiore sostenibilità, digitalizzazione e snellimento delle procedure. Target che possiamo raggiungere attraverso le Zes, vero e proprio asset strategico per il rilancio di tutto il Mezzogiorno, e i fondi rivenienti dal Pnrr».
Valutazioni positive anche dal lato del mar Ionio. «La collaborazione avviata con Intesa Sanpaolo nell’ambito di tale accordo – ha affermato il presidente dell’Adsp del mar Ionio, Sergio Prete – rappresenta un’ulteriore opportunità di valorizzazione e potenziamento degli assi strategici di sviluppo del porto di Taranto. Grazie a tale sinergia, infatti, coerentemente con gli interventi che interesseranno il porto di Taranto nell’ambito del Pnrr, l’Adsp avrà l’occasione di favorire una più efficace crescita competitiva dello scalo attraverso iniziative di supporto e accompagnamento a favore delle realtà produttive che vorranno insediarsi in ambito portuale e nelle aree della Zes».
Giorgio Costa
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