In arrivo quasi 2 miliardi per i porti del Sud. Il primo finanziamento è quello datato 4 agosto, quando è arrivato dalla conferenza unificata Stato Regioni Città il via libera al piano da 3,4 miliardi di investimenti nei porti per elettrificare le banchine, rafforzare la sostenibilità, accrescere la capacità degli scali, potenziare le infrastrutture stradali e ferroviarie dell’ultimo miglio.
Si tratta di 2,6 miliardi (da spendere tra 2021 e 2026) del Fondo complementare al Pnrr, integrate da ulteriori fondi del ministero per circa 600 milioni. Al Mezzogiorno va il 43% del totale, pari a 1,4 miliardi circa.
Tra gli interventi principali figurano il rafforzamento della diga d’Aosta a Napoli (150 milioni), i banchinamenti del nuovo terminal Ro-ro di Cagliari (99,3milioni), il completamento del banchinamento della cassa di colmata a Brindisi (88 milioni), il molo alti fondali a Manfredonia (80 milioni). Ma questi sono solo pochi esempi dei numerosi progetti previsti. I singoli interventi – presentati dalle Autorità portuali e approvati dal ministero – sono stati concordati con le Regioni. In dettaglio, la Conferenza Unificata Stato-Regioni-Autonomie locali ha approvato due schemi di decreto che contengono il programma degli interventi infrastrutturali dei porti e la relativa ripartizione delle risorse.
«Questo governo sta facendo investimenti per il Mezzogiorno senza precedenti – ha detto nei giorni scorsi il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, Enrico Giovannini -: ricordo che solo per le risorse assegnate dal Pnrr al nostro ministero la quota destinata al Sud è del 56 per cento. Ma oltre il 40% delle opere pubbliche bloccate da anni e ora commissariate. Siamo arrivati di recente a 102 in totale».
I settori di intervento
Il pacchetto di risorse destinate a tutta Italia è così ripartito: gli interventi per lo sviluppo dell’accessibilità marittima e della resilienza delle infrastrutture portuali ai cambiamenti climatici ammontano a 1,47 miliardi, quelli per l’aumento selettivo della capacità portuale sono pari a 390 milioni, quelli per l’ultimo/penultimo miglio ferroviario o stradale ammontano a 250 milioni, gli interventi per l’ammodernamento energetico a 50 milioni. Particolarmente importanti per la riduzione delle emissioni inquinanti e per la sostenibilità ambientale sono i progetti per l’elettrificazione delle banchine (cold ironing) per i quali è previsto uno stanziamento di 700 milioni.
Napoli e Salerno
Una fetta cospicua di finanziamenti è per l’Autorità del mar Tirreno Centrale. Allo scalo napoletano andranno circa 500 milioni da utilizzare per completare opere attese da tempo come collegamenti ferroviari, darsena di Levante, diga Duca d’Aosta, adeguamento funzionale di moli e banchine. Si tratta per lo più di studi di fattibilità o progetti definitivi da revisionare. Altri 130 milioni sono assegnati allo scalo di Salerno. «Ci prepariamo per un Porto più sicuro, più bello e più utile, per la città e per le imprese con tutto il mondo del lavoro. Siamo stati troppo fermi nei mesi scorsi», dice Andrea Annunziata, presidente dell’Autorità portuale del Mar Tirreno Centrale.
Altre risorse
Altri 41 milioni andranno a finanziare ulteriori interventi nei porti di Ortona e dello Stretto di Messina. A queste si aggiungono 112 milioni a valere sul Fondo Investimenti per interventi inseriti nell’allegato 3 del DM 13 agosto 2020 n.353 . Il ministro Enrico Giovannini ha firmato il decreto che attribuisce e rende utilizzabili per interventi prioritari sui porti, già individuati ma fino ad ora non finanziati, 112,2 milioni per gli anni dal 2021 al 2026 del Fondo Investimenti presso il Mims. Nel dettaglio, il decreto assegna al Sud un finanziamento di 59,9 milioni all’Autorità di Sistema portuale del Mare Adriatico Meridionale per interventi nel porto di Barletta (19,9 milioni) e sulla strada di collegamento tra l’Autostrada A14 e il porto di Bari (‘Porta del Levante’), e uno di 20,1 milioni sono attribuiti all’Autorità di Sistema portuale del Mare Tirreno Centrale per la riqualificazione dell’area monumentale del porto di Napoli.
La Sicilia
Pasqualino Monti, presidente dell’Autorità portuale del Mare di Sicilia Occidentale,mette in chiaro: «Il rilancio dei nostri porti è partito da diversi anni. Abbiamo 52 cantieri aperti tra Palermo, Trapani, Termini Imerese e Porto Empedocle. E le opere già realizzate hanno contribuito a far crescere l’attività degli scali». Continua: «Oggi sono in arrivo altri 197 milioni per elettrificazione delle banchine, consolidamento delle stesse e dragaggio dei fondali a Trapani: opere che siamo pronti ad appaltare non appena avremo chiuso le convenzioni con il ministero dei Trasporti e della mobilità sostenibili».
Monti: «Rischio incompiute»
Tutto fa sperare in un rilancio dei porti italiani che li renderà competitivi con i più attivi scali stranieri?
«Un problema molto grave c’è – dice Monti – riguarda il forte e rapido rincaro delle materie prime che può rendere insufficienti le risorse disponibili. Si corre il rischio, insomma, che le tante opere che avvieremo restino incomplete». Che fare? «È necessario pensarci prima – consiglia il presidente dell’Autorità portuale siciliana – pensarci ora. È necessario semplificare le procedure per la adozione di varianti, e magari prevedere anche fondi di riserva. Il rischio che si corre è davvero troppo alto».
di Vera Viola