«Per fortuna che, pur nella disgrazia, abbiamo avuto il covid: che figura avremmo fatto con il resto del mondo?». A parlare è Mario Pozza, numero uno della Camera di Commercio Belluno-Treviso, che analizza la viabilità sull’Alemagna. Pozza tocca un nervo scoperto. L’epilogo dei Mondiali di sci alpino 2021, a Cortina d’Ampezzo, ha dimostrato ancora una volta l’arretratezza e la precarietà delle strade bellunesi. Domenica erano completamente in tilt. È vero: ultimo giorno di gare, quindi esodo di tutti gli sportivi. Ma, a Cortina, c’erano solo loro. Se ci fossero stati anche i turisti – migliaia di migliaia da tutto il mondo – sarebbero ancora lì, appena sotto Tai di Cadore, in attesa che la fila di auto riprenda a muoversi.
IL PIANO CHE NON DECOLLA
Sull’Alemagna c’è un progetto da 170 milioni di euro firmato da Anas. All’interno anche le 4 varianti di Cortina, Tai, Valle e San Vito di Cadore. Dovevano essere pronte per quest’anno. Invece, lo saranno per il 2024 (forse) in ritardo di 3 anni. Non è casuale che Anas l’abbia definito “Piano straordinario per il potenziamento e il miglioramento della viabilità in vista dei mondiali 2021 a Cortina d’Ampezzo”. Il termine erano i mondiali. Invece così non è stato.
PROBLEMA CRONICO
«La coda c’è sempre – spiega il presidente della Camera di Commercio Mario Pozza – Anche nei giorni in cui non c’è turismo. Sono stato diverse volte in montagna per motivi istituzionali e sono rimasto sempre bloccato». Una volta perché dovevano collegare un cavo, un’altra perché il cantiere stringeva la strada ed era stato istituito il senso unico alternato. Un’altra ancora c’era una frana: «Non dico che sia una via crucis ma quasi. Sicuramente una situazione imbarazzante da terzo mondo. Con la tecnologia che c’è al giorno d’oggi non è possibile che si blocchi tutto per un cavetto». A testimoniare, domenica pomeriggio, l’attesa infinita sull’Alemagna c’era anche il consigliere provinciale Massimo Bortoluzzi. «Bellissima giornata a Cortina, montagne spettacolari, cerimonia di chiusura dei Mondiali da favola. Ritorno da incubo» ha commentato sui Social. I primi rallentamenti già a San Vito di Cadore. Macchine ingessate a Tai. «Non è possibile impiegare ore per percorrere pochi chilometri – ha continuato Bortoluzzi – Se dovesse esserci necessità di far passare un’ambulanza per un’emergenza, come si farebbe? Pretendiamo una viabilità diversa, funzionale ed efficace. Non chiediamo nient’altro che un sacrosanto diritto alla mobilità, che per la montagna è vitale».
LO STUDIO
In questo contesto c’è qualcuno che sta cercando di capire l’impatto della viabilità ridotta sulle aziende e sul territorio. «Con Uniontrasporti stiamo facendo uno studio sulle opere ferme per capire l’impatto sull’economia» confida Mario Pozza. Uniontrasporti è una società promossa da Unioncamere e dalle Camere di Commercio per sostenere lo sviluppo del sistema dei trasporti, della logistica e delle infrastrutture. Il focus di cui parla Pozza prende in considerazione Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Veneto. L’obiettivo principale è fotografare le opere in essere. Qual è l’impatto economico della loro mancata realizzazione? E quale potrebbe essere invece il beneficio per i territori? Il caso del Brennero, il blocco stradale costante tra San Donà e Portogruaro, ma anche il Bellunese e le sue problematiche: «In primis il prolungamento dell’autostrada A27 che aspettiamo da anni e poi l’Alemagna». Conclude Pozza: «Mercoledì (domani per chi legge, ndr) avremo un altro incontro. Nel frattempo mi sono sentito con il sindacato per pianificare un ulteriore intervento di sensibilizzazione delle forze politiche ed economiche per la realizzazione delle opere nel Bellunese».
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