Bruxelles. I porti non devono essere considerati solo un centro di movimentazione o di attività industriali, ma anche porte europee nel Mediterraneo dotate di piattaforme logistiche interfacciate con le filiere produttive e distributive dal livello globale a quello locale. Una definizione semplice ma difficile da realizzare, soprattutto in questo inizio di secolo del “digitale” e delle interconnessioni a tutto campo. In tutte le declinazioni strategiche della politica europea sui trasporti, non trattano semplicemente lo spostamento, di persone e merci, da un luogo all’altro; ma di reti sostenute e potenziate con i fondi dell’Unione europea, che contribuiscono alla crescita economica, alla sostenibilità e all’accesso ai servizi essenziali.
Infatti, la Rete Transeuropea di trasporto (TEN-T) è la base per la movimentazione dei flussi di merci, e lo strumento che consente ai cittadini di spostarsi liberamente all’interno dell’Unione europea; è anche una politica strategica che unisce la parte occidentale e orientale dell’UE e disegna il futuro spazio unico europeo dei trasporti. La Rete (TEN-T), dunque, favorisce l’integrazione dei Paesi europei, in vista di un mercato unico più vasto e sostiene una politica per la decarbonizzazione dei trasporti e un ruolo attivo dell’UE nella lotta globale ai cambiamenti climatici.
Ora dei nove corridoi “core” che costituiscono l’asse portante della Trans European Network – Transport, definita dal Regolamento Europeo 1315/2013, quattro interessano l’Italia, attraversandola da nord a sud e da ovest a est: il Baltico – Adriatico, lo Scandinavo-Mediterraneo, il Reno – Alpi, il Mediterraneo. Detto Regolamento ha stabilito gli orientamenti di sviluppo secondo una struttura a “doppio strato”: una rete centrale (core), di maggior rilevanza strategica per il mercato interno Ue, da completare entro il 2030, e una rete globale (comprehensive) da completare entro il 2050.
In questi ultimi giorni, la Commissione Ue ha comunicato che ha preso il via un aggiornamento sui principali temi in corso di sviluppo nell’ambito delle Reti di Trasporto Trans europee (TEN-T). Entro il 31 dicembre 2023, la Commissione dovrà fare un riesame dell’attuazione della rete centrale, valutando: l’osservanza delle disposizioni Ten-T, i progressi nell’attuazione, i cambiamenti nei flussi di trasporto di passeggeri e merci, gli sviluppi negli investimenti delle infrastrutture di trasporto nazionali e le necessità di modifiche. In tale scenario, la Commissione ha affidato a un team di valutatori indipendenti il compito di elaborare una valutazione sull’implementazione del Regolamento (Ue) n. 1315/2013. Sulla base dei risultati e delle conclusioni di tale attività, la Commissione intende dare avvio nella seconda metà del 2020 ai primi passi per la revisione del Regolamento (Ue) n. 1315/2013.
Lo studio prevede una fase di raccolta dati, tra gennaio e luglio 2020, che ha avuto avvio con la pubblicazione di un questionario on line rivolto agli stakeholder rilevanti, sia pubblici che privati. Occasione per i porti italiani da non sottovalutare. Le AdSP dei mari meridionali del Mediterraneo dovrebbero farsi carico di politiche volte a colmare i ritardi infrastrutturali rispetto al nord dell’Europa, valorizzando le eccellenze già presenti permettendo così un’accelerazione dell’economia del Mezzogiorno che aiuterebbe l’intera Italia.
Positivo è stato l’impegno dell’Autorità di Sistema portuale del Mare Adriatico Meridionale realizzando una piena integrazione fra Corridoio Mediterraneo e Corridoio Scandinavo-Mediterraneo della Rete TEN-T. La scorsa settimana, il Gruppo SMET (operatore logistico) ha attivato un’offerta intermodale per collegare il Piemonte con Verona e, proseguendo, con Bari, trasportando su treno i propri semirimorchi gruabili P400. Da Bari è possibile, in accordo con Grimaldi Lines, portare i semirimorchi fino in Grecia, con un concetto trimodale strada-ferro-mare integrato, secondo in Italia dopo l’applicazione operativa nel porto di Trieste.
Abele Carruezzo